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Nessuno sa davvero cosa stia accadendo alle ragazze e ragazzi privati, in un momento così delicato della loro vita, di tante prime volte fondamentali come la prima uscita da soli con gli amici o con chi si ama, gli spazi da frequentare lontano da occhi adulti, il tempo da trascorrere fuori casa con i suoi imprevisti e le sue sorprese. Segnali sempre più preoccupanti parlano di tanti adolescenti che non vogliono più uscire di casa, che si trascinano tra il letto e gli schermi grandi e piccoli che li circondano. Viene qui presentata una ricerca che non tende a strutturare e solidificare conoscenze arrivando a conclusioni certe, ma mostra piuttosto come si possano agitare le acque inquiete dell'inconscio, per fare emergere immagini e liberare associazioni capaci di dare respiro al pensiero e riflettere insieme, in un'attività corale volutamente aperta e inconclusa. Si propone a ragazzi/e di comporre acrostici, che costringono a usare poche parole, pensate con fatica per 'infilarle' nelle lettere iniziali. Intorno a questi acrostici si intuisce un desiderio di riscatto dalle privazioni connesse a troppe relazioni a distanza, che hanno schermato le comunicazioni reciproche.